Pantelleria, la perla nera del Mediterraneo

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Qualcuno ha definito Pantelleria come la cassa di risonanza delle proprie emozioni piu’ grande del mondo: se sei triste, ti butta a terra facendoti scivolare nello sconforto, se sei felice, ti innalza fino a toccare il cielo con un dito. Questo paesaggio naturale così rude e austero ha davvero questo potere, ma ha anche quello di ribaltare completamente le tue sensazioni. Da quest’isola ricevi soltanto, come una sorpresa, come un’epifania.

Pantelleria è la più grande tra le isole minori della Sicilia. Si tratta di un’isola di origine vulcanica nata dallo scontro tra due placche tettoniche, quella europea e quella africana; é situata nel cuore del canale di Sicilia, a sole 35 miglia nautiche dalla Tunisia ed è pertanto più vicina alla Penisola di Capo Bon rispetto alle coste siciliane. L’assenza di isole vicine o di grandi promontori influiscono sulla presenza costante di venti che nel tempo hanno modellato la flora di questo paradiso, seppur antropizzato. Ogni vegetazione quì non supera il mezzo metro di altezza, chiaramente rivolta verso un lato, quello di nord-ovest.

Il punto piu’ vicino alle coste Tunisine di Pantelleria

Al primo posto tra cosa fare e vedere a Pantelleria troviamo lo Specchio di Venere, un lago interno situato in un antico cratere vulcanico la cui altezza massima stimata è di circa 12 metri. Probabilmente potrà sembrare strano, ma le uniche spiagge dell’isola si trovano proprio qui (se escludiamo un lido attrezzato, lo “shurhuq”, creato su una pedana), in quanto la costa mediterranea è scoscesa, ricca di scogli e non offre dunque spiagge ma solo magnifiche vedute. Infatti, allo Specchio di Venere è possibile fare bagni e fanghi termali in vasche in cui fuoriesce acqua che raggiunge i 50 gradi. Inoltre il suo nome è dovuto a una leggenda dell’Antica Roma, secondo la quale la Dea Venere si specchiava nelle sue acque languide prima di incontrare Bacco.

Lago di Venere

Altro punto di interesse per una rilassante giornata al mare ma senza rinunciare alla comodità di avere acqua termale gratuita e usufruibile tranquillamente è il Porto di Gadir. Questa baia rappresenta un punto di interesse facillmente raggiungibile e opportunamente servita.

Lungo la frastagliata costa nord si trova un luogo decisamente particolare, ma anche molto frequentato dai turisti: il Laghetto delle Ondine; è uno dei pochi luoghi dove è possibile immergersi nell’acqua di mare. Si tratta dunque di un laghetto incastonato tra le rocce, con acqua continuamente ricambiata dalle impetuose onde del Mediterraneo che, con il maestrale, si riversano quì. Caratteristica è, di fianco, la caletta con la “scarpetta di Cenerentola”. Situata in località Punta Spadillo (dove poter visitare anche il famoso faro, sito di un museo) è facilmente raggiungibile in auto o in moto, ma munitevi di scarpette per accaparrarvi il vostro posto migliore sugli scogli!

Anche Pantelleria ha da far vedere il suo Arco dell’Elefante. Situato lungo la costa orientale, questa particolare formazione rocciosa di pietra lavica si dirama dalle scogliere fino al mare, creando un grande arco che richiama la proboscide di un pachiderma.

Arco dell’Elefante

Scendendo lungo il versante meridionale dell’isola, da non perdere è la Balata dei Turchi. Questa suggestiva insenatura è incorniciata da spettacolari scogliere che raggiungono i 300 metri d’altezza ed è composta da acque cristalline dai meravigliosi fondali. Il suo nome, così come la famosa Scala dei Turchi siciliana, è dovuto al fatto che in passato era utilizzato come scalo naturale dai pirati turchi. Qui, forse, troverete uno tra i migliori mari che abbiate mai visto. Il “blu cobalto” con cui i panteschi definiscono il colore della loro acqua marina, l’ho ritrovato soprattutto in questa baia.

L’economia di Pantelleria si basa soprattutto sull’agricoltura; la maggior parte degli abitanti sono dediti alla cura del proprio orto e delle proprie piante. Solo recentemente, con lo sviluppo del turismo e l’aumentare di servizi di ristorazione, i panteschi hanno spostato la loro attenzione anche sul pescato. Ecco perché è assolutamente consigliata un’escursione nell’entroterra. Tra cosa visitare vi imbatterete in numerosi Giardini Panteschi. Queste particolari costruzioni hanno origini molto antiche, e hanno la funzione di proteggere le piante e le coltivazioni dai forti venti che spirano su Pantelleria. Costruiti in pietra lavica, i giardini panteschi si presentano a pianta circolare e sono costruiti a secco. Hanno un diametro di cinque metri e al loro interno si deve coltivare una sola pianta di agrume. Il benessere di questa pianta e l’adorazione degli agrumi in genere ha origini molto antiche; con il commercio dei propri prodotti che avvenivano anche fino alla base delle Alpi, molti marinai avevano capito di poter contrarre facilmente lo scorbuto, curato con sola vitamina C. Avere nella propria casa una fonte di sostentamento come questa pianta era dunque indispensabile. Attualmente, secondo un recente censimento, se ne contano 421 tenuti in ottime condizioni.

Tra i più famosi, il Giardino Pantesco di Donnafugata, considerato il più spettacolare di tutta l’isola. Protetto dal FAI, viene utilizzato per conservare una pianta centenaria di arancio immersa in una piantagione centenaria di zibibbo, il vitigno da cui si ricava il famoso passito dell’isola.

Il nostro soggiorno lo abbiamo vissuto in un Dammuso. Queste pittoresche abitazioni pantesche sono costruite in pietra lavica e presentano un caratteristico tetto a cupola. Questa, a differenza dei trulli a cui noi pugliesi siamo abituati, è accessibile e fungeva da vano per accumulare acqua che veniva confluita in cisterne sottostanti. Le origini di questi edifici sono antichissime e oggi rappresentano un modo molto suggestivo in cui alloggiare durante una vacanza a Pantelleria e godere di albe e tramonti suggestivi in modo assolutamente privato e ristretto.

Isole Eolie: così selvagge, così differenti

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In un momento storico così delicato, in cui i viaggi oltre oceano o addirittura oltre il proprio confine linguistico sono sconsigliati, molti “travel-addicted” si sono ritrovati a dover fare i conti con l’ardua scelta di non partire o scegliere di soggiornare nella propria nazione. Purtroppo, chi scrive, ha dovuto “solo” scegliere in quale parte del belpaese trascorrere l’agognata settimana di ferie estive, sempre munito di moglie, mascherina e igienizzante mani.

Le vacanze in villaggio, mai. O almeno non per ora. Per questo la nostra scelta avrebbe dovuto avere un aspetto “wild”, ma con buona cucina e un ottimo mare (perché spostarsi dalla Puglia si, ma solo se ne possa valere davvero la pena). Presto detto: Bari – Reggio Calabria in auto, un’ora e mezza di aliscafo e benvenuti a Lipari, scelta da noi come snodo cruciale per i nostri spostamenti effettuati con piccole imbarcazioni.

Abbiamo deciso di dormire presso https://www.hotelbougainvillelipari.com/, un 4 stelle con una bellissima vista sul centro ma abbastanza lontano dalla movida per poter godere di qualche minuto di tranquillità e, soprattutto, per tornare in camera senza mascherine sul volto. L’hotel, oltre ad avere delle camere ben arredate e confortevoli e verandine private, ha una piscina con idromassaggio e un ampio giardino dove rilassarsi.

La vera scoperta di questo tour è pero stata l’agenzia che ha coordinato i nostri spostamenti marittimi e gastronomici: http://www.eolietour.com/

Per quest’anno infatti abbiamo deciso per la prima volta di affidarci completamente ad agenzie esterne senza la preoccupazione di dover ogni giorno pensare se sarebbe stato meglio addentare un arancino (o arancina, accontentiamo tutti i siciliani) o un bel cannolo. Ci siam detti che è bastato il lockdown per pensare a cosa impastare o mettere sui fornelli. E mai scelta fu più saggia. Il nostro tour prevedeva infatti ogni giorno una cena in un ristorante di Lipari, ognuno con una caratteristica e ciascuno con un diverso tipo di cucina. Ognuno, consigliatissimo. Nelle storie in evidenza sul mio profilo Instagram (https://www.instagram.com/ilbotanico/), qualche assaggio (si fa per dire) di quel che ormai è bello depositato sul basso ventre dell’autore.

Appena si arriva a Lipari colpisce la semplicità con cui scorre la quotidianità e la calma con cui affrontare l’afoso caldo siciliano. Lipari e il suo centro storico rigenerano, pullulano di attività ricreative e ludiche (a tal proposito è d’obbligo menzionare “Il Giardino di Lipari”, dove ascoltare della buona musica dal vivo e una seleziona molto raffinata di distillati) e offrono anche un belvedere a livello architettonico, con le sue viuzze che si intersecano e la Rocca del Castello a governare ed osservare l’intero lato orientale dell’isola, ma non solo. In questo punto è possibile osservare le fascinose sagome di Panarea, Vulcano e Salina.

Lipari offre anche molto altro, a partire da un assortimento di spiagge che abbiamo provato quasi per la totalità, ma tutte accomunate da un unico denominatore: la pietra pomice. Proveniente dalla spiaggia della “cava di pomice”, vi terrà compagnia durante le vostre nuotate o il vostro relax sulle battigie.

Non credo ci sia una parola ben precisa per descrivere esattamente le Isole Eolie. Ogni isola ha una caratteristica ben precisa che la rende unica e facilmente distinguibile dalle altre. Inutile dire che ogni caratteristica si permea alla soggettività del visitatore e ogni descrizione potrebbe essere altamente personale.

Vegetazione spontanea delle Isole Eolie

Vulcano, l’isola più vicina al capoluogo, è distante solo qualche minuto di navigazione da Lipari. Selvaggia e aspra, con un odore di zolfo pungente che cambia intensità in base alla direzione dei venti. Secondo la mitologia greca, Efesto, il dio del fuoco e armoraro degli dei, aveva quì la sua fucina. Qualcuno narra che sia proprio nel Monte Saraceno, dove sorge il cratere del vulcano da cui l’isola prende il nome. I vulcanari, gli abitanti dell’isola, godono dello spettacolo di questo monte alto 481 metri dalla cui sommità la vista è impagabile, osservando le altre sei isole. Si, occorrerà fare un po’ di sano trekking e una bella sudata, quindi armatevi di scarpe comode e tanta pazienza.

Menzione d’onore meritano le spiagge di Vulcano e le cale raggiungibili solo via mare: tra le prime, la spiaggia di sabbie nere e le “Fumarole di Vulcano”, a ridosso dell’area portuale; fare un bagno qui significa essere letteralmente coccolati da milioni di bolle che dal fondale marino emergono in superficie in seguito all’attività vulcanica nel sottosuolo. Per le seconde, assolutamente consigliata è la visita alla “piscina di Venere” e alla sua adiacente “grotta del cavallo”. Secondo la leggenda, Venere era solita tuffarsi in questa sua vasca naturale e privata per riacquisire la verginità perduta.

Piscina di Venere

Alicudi e la sua sorella gemella Filicudi, sono lontane dal turismo di massa. Filicudi conserva un fascino incontaminato, perfetta per chi ama fare trekking e snorkeling, con la visita al villaggio preistorico di Capo Graziano, già ben visibile all’arrivo in barca, e la discesa nel fondale cristallino della grotta del Bue Marino. Alicudi, l’isola più occidentale, la prima delle Eolie che si incontra arrivando da Ustica, è abitata da quasi duecento persone, di cui una ventina sono tedeschi che hanno fatto di quest’isola la loro casa dopo aver soggiornato quì, divenendo “Arcudari”. Gli abitanti, noti per la loro forza fisica, sono colossi gentili che col tempo hanno deciso di tralasciare pesca e agricoltura per dedicarsi quasi completamente al turismo che sempre più sta prendendo piede sull’isola. Questa è anche conosciuta col nome di “Ericusa”, per la presenza dell’Erica, che qui cresce spontaneamente sulle pendici del vulcano ormai spento. Si, di piante devo pur parlare, se siete sul blog de IlBotanico!

Panarea, la più piccola delle isole Eolie, forma con altri piccoli isolotti un vero e proprio arcipelago a sé stante. E’ la più piccola, come dicevamo, ma anche la più chic e modaiola. A Panarea non ci sono spiagge, ma solo un paesaggio marino da scoprire esclusivamente in barca. Abbiamo visitato quest’isola di giorno, apprezzandone la predominanza delle costruzioni bianche, e di sera, in cui notavamo la scarsa illuminazione pubblica e l’utilizzo di lampade gialle anzichè, come nelle grandi metropoli, bianche o a led. Abbiamo capito solo a fine serata, dopo un gin tonic al Raya, che questa è una caratteristica dell’isola: provate a pensare a “Panarea sotto le stelle” e non poter osservarle a causa di forte luce artificiale.

Stromboli è una delle mie isole preferite; racchiude il fascino selvaggio delle due gemelle citate prima, l’eleganza di Panarea, le spiagge nere di Vulcano e degli ottimi cannoli! Con “Iddu”, il vulcano attivo spesso brontolone, appena la barca attracca, hai l’impressione di essere arrivato su un’isola incontaminata. Le costruzioni bianche e l’enorme presenza di bouganvillee la fanno da padrona e ornano queste spiagge con ciottoli o arena completamente neri e bollenti come carboni. Ovviamente, assolutamente consigliata è l’attesa in mare aperto di qualche piccola eruzione dello Stromboli. La magia del tramonto, il cullar delle onde e l’arrivo della notte e del suo fascino renderanno questa giornata indimenticabile.

Salina è l’isola più “wild”, chiamata l’isola dell’oro verde per la presenza incommensurabile di piante di capperi, di “cucunci” e della Malvasia, il vino che, prodotto qui, assume un sapore acidulo ma al contempo dolce. Se ti trovi su quest’isola non puoi andar via senza aver fatto un bagno a Pollara, dove l’acqua assume colorazioni blu cobalto e verde smeraldo e dove Troisi decise di girare il suo ultimo film, “il Postino”.

Pollara

A Lingua, il centro abitato più popoloso, è d’obbligo il “pane cunzato” da Alfredo, una base di pane condito con prodotti tipici e locali come il condimento eoliano e dove è assolutamente consigliata anche la consumazione di una granita di mandorle di eccellenza. Malfa, l’altro villaggio a picco sul mare, completamente circondata da vegetazioni di lentisco, mirto e capperi, diviene la vostra meta ideale se siete alla ricerca di tranquillità, buon pesce fresco e caldo sole siciliano.

Non penso ci sia una parola per descrivere esattamente le isole Eolie. Queste isole vulcaniche sono entrate a far parte del patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco, dove acqua, sale, terra e fuoco si combinano in diversi mix perfetti. Vi ho convinti, quindi?

Michele

Perchè?

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Perchè scrivere? Da dove nasce l’esigenza di farlo?

“Lascia che la penna cominci da sola la sua danza di parole sul foglio bianco” (Fulvio Fiori)

Ecco, perchè non farlo?

Scrivo senza la presunzione che qualcuno mi legga, ma per il sol gusto di farlo; scatto con la modestia di immortalare un momento, niente più.

Racconto. Con il solo obiettivo di lasciar pensieri, condivisibili o meno. Virali o meno. Troverai un bel guazzabuglio, con disordine sparso.

Di viaggi, delle mie passioni, delle mie impressioni. E delle tue.

Prendilo così.

E se ti va, leggi.

Grazie.

Michele.